
Etichettatura precauzionale degli allergeni: questo articolo può contenere tracce di informazioni utili.
Prendendo spunto dal recente training sull’etichettatura alimentare, ho approfondito l’argomento dell’etichettatura precauzionale degli allergeni. Sulla base delle ricerche condotte da FAO e WHO per conto del CCFL, ho estratto dati utili per redigere una solida valutazione del rischio allergeni che alla fine permette una sicura ed efficace etichettatura del prodotto.
L’etichettatura precauzionale degli allergeni o PAL (Precautionary allergen or advisory labelling) consiste nell’indicazione in etichetta della possibile presenza di allergeni non intenzionalmente aggiunti all’alimento o UAP – (Unintended Allergen Presence); è indicata sul retro etichetta dopo la lista degli ingredienti con varie diciture, ad esempio: “può contenere”, “può contenere tracce di”, “prodotto in uno stabilimento che…”). La PAL ha lo scopo di tutelare oltre 220 milioni di individui sensibili da potenziali reazioni immunitarie, che in alcuni casi possono risultare letali.

Dal 1° gennaio 2024 ad oggi, i richiami alimentari imputabili agli allergeni (a causa di errata etichettatura) sono 149 – dati RASFF (Europa). Questo dato si traduce in migliaia di prodotti immessi sul mercato europeo che potrebbero danneggiare gravemente la salute dei consumatori sensibili e in ritiri/richiami con oneri importanti per le aziende specialmente se di piccole dimensioni.
In considerazione di quanto sopra, risulta cruciale effettuare una corretta valutazione del rischio allergeni per garantire che l’etichetta informi adeguatamente il consumatore riguardo alla presenza o possibile presenza di allergeni negli alimenti. La FAO e la WHO hanno recentemente approfondito l’argomento, determinando la dose di riferimento per gli allergeni primari. Questi concetti sono strumenti fondamentali per una valutazione approfondita del rischio, necessaria a stabilire quali allergeni, non intenzionalmente aggiunti agli alimenti, possano essere presenti in concentrazioni tali da causare una reazione allergica e quindi da riportare in etichetta.

Allergeni primari (Primary allergens)
La FAO e l’WHO hanno condotto uno studio per identificare gli allergeni che causano il maggior numero di ospedalizzazioni, utilizzando tre criteri principali:
- Prevalenza: la proporzione della popolazione che ha una reazione avversa immunomediata agli alimenti;
- Potenzialità: la relazione causa-effetto tra l’ingestione dell’allergene e la reazione avversa;
- Gravità: il danno potenziale (ad esempio anafilassi, ospedalizzazione, o decesso) che potrebbe provocare l’ingestione dell’allergene in individui sensibili.
L’elaborato conclude con la lista degli allergeni primari che elenco di seguito:
Cereali contenenti glutine (ad esempio frumento, segale, orzo, avena), Crostacei, Uovo, Pesce, Arachidi, Latte, Frutta a guscio (nocciole, anacardi, noci, pistacchi, noci pecan, mandorle), Sesamo.

Dose di riferimento (Reference Dose)
Identificati gli allergeni primari, sono state determinate le rispettive dosi di riferimento. La dose di riferimento o RfD è definita come la quantità sotto la quale la maggior parte dei consumatori allergici non svilupperebbe una reazione avversa. Nello studio preso in considerazione, le RfDs sono state determinate in base alle seguenti considerazioni:
- La probabilità di sviluppare sintomi oggettivi è inferiore al 5% nella popolazione allergica quando si ingerisce una dose non superiore alla RfD.
- In coloro che sviluppano sintomi oggettivi a una dose non superiore alla RfD, la probabilità di sintomi oggettivi è inferiore al 5%.
- Il rischio di anafilassi grave (secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale delle Allergie) è inferiore a 1 su 100.000.
- Il rischio di reazione fatale è inferiore a 1 su milione nella popolazione allergica quando si ingerisce una dose non superiore alla RfD.
- Quando negli studi clinici è stata osservata anafilassi non grave, questa si è risolta in almeno l’80% dei casi senza trattamento, mentre oltre il 98% dei casi rimanenti ha risposto positivamente al trattamento di prima linea (ad esempio epinefrina/adrenalina).

La tabella esprime le dosi di riferimento degli allergeni primari espresse in milligrammi totali di proteine responsabili della reazione allergica.

Per il calcolo dei limiti critici e operativi (AL – action level) è necessario applicare la seguente formula.

Etichettatura precauzionale degli allergeni (Precautionary Allergen Labelling – PAL)
La prima etichetta che include informazioni sui possibili allergeni presenti non intenzionalmente negli alimenti o UAP (Unintended Allergen Presence) risale agli anni ’80. Il processo decisionale che porta all’inclusione o esclusione di un UAP sull’etichetta non è immediato, ma frutto di una solida valutazione dei rischi. L’albero decisionale riportato di seguito si offre come valido supporto per la valutazione. Negli ultimi anni sono stati progettati dei software che valutano la composizione delle materie prime, mappano il processo produttivo per identificare possibili contaminazioni incrociate e creano la PAL.

La PAL non è espressamente gestita dalla normativa comunitaria portando a una sua applicazione non uniforme. Ciò può comportare un’adozione indiscriminata di molteplici formulazioni, o addirittura l’assenza di tale etichettatura. I consumatori tendono a trovare confuse e poco chiare le informazioni attualmente fornite dalla PAL. Questo si traduce in:
- Una scarsa comunicazione e interpretazione errata dei rischi legati agli UAP.
- Una diminuzione della fiducia dei consumatori nell’etichettatura degli allergeni.
- Rischi concreti per la salute dei consumatori allergici.
Un’indagine statunitense sull’etichettatura di oltre 20.000 prodotti ha identificato 25 diverse diciture PAL, tra le più comuni: “può contenere…”, “prodotto con attrezzature condivise…” e “prodotto nello stesso stabilimento di…”. Un altro studio australiano ha intervistato dei medici per identificare quali diciture comunicano meglio il rischio reale di presenza di UAP e quali sarebbero le migliori diciture da utilizzare nelle etichette precauzionali.

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Fonti:
https://iris.who.int/bitstream/handle/10665/378476/B09009-eng.pdf?sequence=1
https://www.open.online/2023/02/06/milano-shock-anafilattico-tiramisu-vegano/